BIAS 2020

THE GAME OF THE TIME, THE TIME OF THE GAME

Loggiato San Bartolomeo, Palermo 2020

 

La storia dell’umanità e quindi anche la storia delle sue manifestazioni artistiche si è dipanata tra i poli opposti di universalismo e particolarismo, apertura e chiusura, integrazione sovranazionale e nazionalismo. Oggi questa tensione è più viva che mai. La mia esperienza umana, culturale e artistica si colloca indubbiamente sul primo polo dell’alternativa. Datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo, diceva Archimede, e la grande cultura occidentale ha identificato il punto d’appoggio nell’Uomo. L’umanesimo, in tutte le sue varianti, è universale perché universali sono i valori, i problemi e i dilemmi etici che accompagnano l’umanità. BIAS, per me, si inserisce in questa grande tradizione e il suo grande valore storico e culturale sta nel coniugare le arti con la spinta universale e nel collocare su questo terreno la responsabilità storica degli artisti.

A questa larga prospettiva si lega, per me, il tema del gioco. Il gioco è una manifestazione immediata, ineliminabile, dell’essere umano, quale che sia la razza, la religione, la lingua, la tradizione culturale in cui la singola persona si colloca. Il gioco non ha confini, il gioco unisce, il gioco richiede un confronto leale. Il gioco è anche una metafora della vita e delle sue manifestazioni. Un libro recente di Baricco che studia l’evoluzione di Internet si chiama appunto “The Game”, ma c’è anche la “teoria dei giochi” che è utilizzata dalle scienze sociali per spiegare alcuni comportamenti collettivi e nel linguaggio comune usiamo espressioni come “fare un gioco di squadra” per richiamare la collaborazione al di sopra degli egoismi.

Da quanto precede nasce il mio appello al mondo, che spero si unisca alla voce di tanti altri artisti, e che si riassume in uno dei lasciti imperituri della Rivoluzione francese: fraternité, fraternité, fraternité. La solidarietà tra gli individui e tra i popoli è un obiettivo per cui vale la pena di vivere e vivendo di creare. La creazione artistica è, in fondo, la massima espressione del legame che ci unisce tutti.

Opera PALLA PRIGIONIERA | Data 2017 | medium tecnica mista | dimensioni (70x135 cm) x2 (dittico)

Opera PALLA PRIGIONIERA | Data 2017 | medium tecnica mista | dimensioni (70x135 cm) x2 (dittico)

Palla Prigioniera

I giochi con la palla sono presenti in tutte le civiltà e in tutti i luoghi. La palla c’è già nell’Odissea di Omero, infatti la fanciulla Nausica, figlia del re dei Feaci gioca a palla sulla spiaggia, la palla rotola e fa urlare le ancelle e le urla salvano il naufrago Ulisse, mezzo morto di fatica, che si mostra alle ragazze. La palla, determina un incontro che risolverà la vicenda dell’eroe. La palla nella sua semplicità rotolando può aprire scenari inediti, come la vita. Per ciò attrae tanti artisti: vediamo ragazze in bikini giocare a palla nei mosaici romani di Piazza Armerina, ma gioca a palla anche una fanciulla di Picasso. E chi non ricorda la scena del film Il grande dittatore in cui Chaplin, che impersona Hitler, gioca con quel pallone gonfiato che è la Terra, finché gli scoppia tra le mani, simboleggiando un potere che non dura ma che può provocare danni e infelicità incommensurabili. Perciò in un percorso artistico che si ispira al gioco non può mancare la palla, qui evocata con riguardo a un gioco antichissimo che tutti i bambini, anche i più poveri, hanno giocato nella loro vita in tutti gli angoli del mondo, “palla prigioniera”. Con ciò simboleggiando il carattere universale del gioco, che non conosce frontiere e classi sociali.

Opera FLIPPER | Data 2005 | medium legno su legno | dimensioni 60x110 cm

Opera FLIPPER | Data 2005 | medium legno su legno | dimensioni 60x110 cm

FLIPPER

Ogni epoca storica ha i suoi giochi che esprimono tratti importanti dell’anima collettiva del periodo. Il flipper è l’emblema dell’affermazione della società industriale avanzata analogica. Il flipper era anche chiamato biliardino elettrico, perché utilizza i processi tecnici e le risorse della società industriale avanzata basata sull’elettricità. Una biglia in movimento che si muove in un contesto fatto di luci, suoni, relé, e altri meccanismi elettrici ed elettromeccanici. Però è sempre il giocatore che fa muovere la pallina attraverso palette di plastica azionabili mediante pulsanti esterni, per mezzo delle quali il giocatore può respingere le biglie e indirizzarle verso specifiche buche o bersagli. La tecnologia è sviluppata ma l’uomo ne resta il dominatore ed opera individualmente nel presupposto che la tecnica sia un prolungamento delle sue capacità e della sua volontà che ancora sono ritenute all’origine di ogni processo storico. Le biglie, nell’Opera, sono tante e di svariati colori come sono molteplici le opportunità e le scelte che l’uomo ha di fronte a sé e che può indirizzare secondo la sua volontà.

opera VIDEOGAME | data 2013  | medium acrilico su tela | dimensioni (170x170 cm)

opera VIDEOGAME | data 2013  | medium acrilico su tela | dimensioni (170x170 cm)

Videogame

Il videogioco è l’emblema della nostra epoca digitale. Esso è il simbolo del venir meno dei confini tra ciò che è reale e ciò che è virtuale, dell’enorme capacità di calcolo dei microprocessori e della possibilità dei programmi di elaborare milioni di dati interagendo direttamente con l’intelligenza umana, sfidandola, apprendendo dalle sue azioni e modificando la tattica di gioco in funzione di queste. Esso segna altresì il trionfo delle app, scaricabili a milioni dai negozi on-line, e sempre a portata di mano grazie allo smartphone, favorendo l’avvento di un’umanità iperconnessa. Per rappresentarla l’opera utilizza un caleidoscopio di frammenti di colore, tra loro connessi e riuniti in un tutto che domina le parti. In questo modo si richiama l’umanità fatta di individui connessi, la sua ricchezza, espressa dai vari colori, ma anche la sua frammentarietà e la possibilità di controllo totale da parte dei giganti della rete. Il videogioco è l’espressione della rivoluzione digitale che non è solo una rivoluzione tecnologica ma una vera e propria rivoluzione mentale, che cambia il modo di pensare e di essere dell’uomo. Ancora una volta, il gioco è una metafora della vita, sia della vita individuale che della vita collettiva. 

Opera GIOCO, METAFORA DELLA VITA | Data 2020 | Medium tecnica mista | dimensioni (76x100 cm) x3 (trittico)

Opera GIOCO, METAFORA DELLA VITA | Data 2020 | Medium tecnica mista | dimensioni (76x100 cm) x3 (trittico)

TRITTICO DI GIOCHI (IL LABIRINTO, LA SCACCHIERA E LA ROULETTE)

Il gioco caratterizza l’umanità, fin dagli albori, al pari della religione. Perciò i giochi sono spesso l’espressione dei caratteri e degli aspetti complessi della vita umana. Il gioco può essere una metafora e tante volte la parola gioco viene impiegata nel linguaggio comune o nei linguaggi tecnici per esprimere e sintetizzare una situazione della vita. I tre giochi rappresentati nell’Opera esprimono ciascuno un aspetto dell’esistenza umana e dal loro collegamento scaturiscono delle costanti dell’esperienza esistenziale di ciascuno di noi. Il labirinto, la scacchiera e la roulette, sono infatti i simboli della complessità della condizione umana, della sua frequente indecifrabilità, del mistero e della ricerca di una via che porti alla liberazione (il labirinto), della necessità di impiegare la ragione, l’intelligenza e il sapere per orientarsi nella vita e non soccombere di fronte agli ostacoli (la scacchiera), dell’inevitabile ruolo che vi assume la dea bendata, la fortuna (la roulette). 

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