BIAS 2018
LA PORTA - Porta itineris dicitur longissima esse
Museo Belmonte Riso, Palermo 2018
La Porta celeste, legno su legno, 230x140 cm, 2018.
Il binomio apertura e chiusura, integrazione e separazione, metafora delle difficoltà, dei riti di passaggio della vita, rappresenta la perenne tragedia dell’uomo che aspira a varcare una soglia per sperimentare un mondo nuovo.
Anima nera e Porta celeste rappresentano le due facce dell’animo, le sue contraddizioni. Anima nera è la metà di una porta, un’anta consunta e usurata dal sole, Porta celeste rappresenta l’anima bianca, la purezza, la luce.
L’installazione, composta da due elementi lignei che sostengono una volta ideale da cui emergono tasselli solidi che rappresentano le stelle, invita lo spettatore a oltrepassarne la soglia.
La Porta celeste è la porta aperta che invita ai cambiamenti e che ribadisce la ricerca dell’equilibrio tra l’Io emozionale e l’Io razionale, tra caos e logos, quest’ultimo raggiungibile andando oltre e abbandonando l’ambiguità dell’Anima nera, la doppiezza e le dissonanze di una vita vacua, carica di orpelli e vanità che ci opprimono e ci spingono alla ricerca di un meta-mondo, verso una nuova vita, una nuova realtà capace di favorire l’integrazione tra le diversità. Catarsi e rinascita che consentono il riaffiorare del bene dal male, di ritrovare se stessi riemersi dal torbido, di navigare verso acque più limpide.
Anima nera, legno su legno, 200x40 cm, 2018.
Anima nera e Porta celeste rappresentano due aspetti dell’animo umano con le sue contraddizioni. Anima nera rappresenta la metà di una porta, un’anta consunta e usurata dal sole. Una porta che ostacola il pensiero e che non ci lascia intravedere il nostro futuro, che esprime il disagio e il tormento dell’animo inquieto, dei pensieri che fluttuando senza trovare una sponda generano disorientamento.
L’installazione è costituita da un totem nero costellato di cubi e tasselli di legno che diventano forma e si estendono a macchia tra altre forme solide, creando città metafisiche, divenendo porta-immagine che esprime l’anima dell’edificio di cui fanno parte, ma anche unità di misura e unità di tempo. I tasselli rappresentano la solitudine dell’uomo nel mondo, il suo sentirsi indifeso e smarrito.
La velocità fa da acceleratore ai nostri rapporti, corrode le relazioni. Riappropriamoci del nostro tempo, viviamolo e creiamo legami duraturi.
Ristabiliamo le regole del gioco e assumiamo consapevolezza della tensione tra logos e caos. Ordine e serialità vengono fuori dal mondo intimo, dall’ego emotivo impresso nell’opera con idee non definite, con pensieri irrisolti e buttati sopra le tavole che fanno da trama al racconto da raccontare.
Il tempo e lo spazio si annullano e compaiono i fantasmi dei nostri tempi, la doppiezza e l’ambiguità da cui fuggire. L’immaginazione allora ci conduce verso luoghi selvaggi e primitivi per riemergere e nuotare verso nuove realtà. Riusciremo a oltrepassare la soglia?